lunedì 24 aprile 2017

Enofenomeni




Ho letto, in questi giorni, parecchi resoconti, dei professionisti del vino – enogiornalisti, degustatori, etc. - in merito al recente evento, svoltosi in diversi comuni langaroli, denominato, proprio dall’edizione 2017, Grandi Langhe Docg (ex Nebbiolo Prima).
Per farla breve, la durata della kermesse, anticipata di circa un mese, rispetto agli scorsi anni, si è ridotta da cinque a tre giorni, con i vini in degustazione - annate dal 2011 al 2014 di Barolo, Barbaresco e Roero, riserve comprese – scesi da circa 500 a 300.

Da più parti, è stato sottolineato, come l’appuntamento enoico più importante della regione, registri, suo malgrado, ogni anno defezioni sempre più crescenti, da parte di molte aziende che, dato il loro blasone e appeal indiscussi, costituiscono una fetta imprescindibile della storia enoica langarola. E, a leggere gli assenti, si tratta di nomi davvero altisonanti e pesantissimi.
Avranno i loro motivi, non sta a me giudicare e non so se serva, in questo caso, tirare in pista l’adagio “gli assenti hanno sempre torto”.

Quello che lorsignori – degustatori e affini - non mi/ci descrivono M A I, è la loro cavità orale, saccagnata da una media di 100 assaggi al giorno, da tannini, sovente incazzati, quando, non di rado, indemoniati.
Per quanto altissima sia la loro sopportazione tannica, sfido l’attendibilità di chiunque, anche il più addestrato, dopo 40-50 assaggi – e sono già tantissimi – nel continuare a descrivere, con lucidità, le peculiarità dei vini in degustazione.
Sei fenomeno? Benissimo. Ne reggi 60?70?80? Mitico. E della restante ventina/trentina, come la mettiamo? E siamo solamente al primo giorno …
Li troverei meno extraterrestri e più umani, nel leggere frasi del tipo “…dopo una mattinata, nonostante pause e sciacqui, ho il palato arato e asfaltato dai tannini…”.
Ma tant’è, enofenomeni sono.

Un solo addetto ai lavori, anni fa, fece outing e riconobbe, dopo avercela raccontata per lustri, le oggettive difficoltà, nonchè l’opinabile affidabilità delle (sue) conclusioni, frustate da cotanti tannici assaggi.
Uno soltanto!

P.S.: il concetto, va da sé, ha valenza erga omnes e urbi et orbi.


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