venerdì 5 agosto 2016

Théophile Champagne Brut s.a.




Partiamo dal fondo (dell’etichetta). Qui c’è un Nome della Champagne, e dello champagne - il cui imprinting, peraltro, mi piace da sempre - che ci mette la faccia, in primissimo piano. A differenza di altre cosiddette grandi maison – grandi più in virtù dei numeri, che per la qualità – il cui nome compare in retroetichetta, con caratteri lillipuziani.

Dunque elabora la famiglia Rouzaud, nel più classico degli assemblaggi: 1/3-1/3/-1/3.
Si tratta di uve che provengono, in parte, da vigne di proprietà, (le più giovani, 8-10 anni), in parte, acquistate nella Montagna di Reims e nella Vallata della Marna.
La cuvée si compone di 4 diverse vendemmie (non dichiarate), solo acciaio, malò parziale, due anni sur lattes e un moderato apporto dei vini di riserva.

Elabora Roederer, ma tutta la linea mantiene uno stile suo, che vuole essere giovane, immediato e più improntato sulla freschezza, che sulla complessità.
Giusto e condivisibile.

Negli anni, l’ho bevuto parecchie volte e posso affermare, a ragion veduta, che è sempre lo stesso, nel bene e nel male. A parte una vivace freschezza, il bouquet è piuttosto avaro – biancospino e mela – con l’aspetto citrino a marcare, molto, un sorso, non così contagioso e con bollicina di taglienza plebea.
Per un aperitivo delicato, glissando sulla vil moneta.




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