Michel Issaly è il vigneron che si celava, fino a pochi anni fa, dietro il Domaine de la
Ramaye e che ora ha voluto fosse proprio il suo nome e cognome a comparire in
etichetta.
Gaillac, Midi-Pirenei, ah, il Mauzac. Ho dei bellissimi ricordi di
quando si beveva, tanti anni fa, con gli amici, una Blanquette de Limoux,
formato magnum – ne abbiamo fatte fuori a bancali – costituita, quasi in
purezza (94%), dal quel vitigno.
Questo, tuttavia, non è mc, siamo al di sotto di quella percentuale bulgara (70%), con
altri due vitigni rigorosamente autoctoni, un 20 di Len de L’el e 10 di Ondenc.
Per me, Les
Cavaillès è il migliore della batteria di vini prodotti da Michel, vini
che, dato il suo pressochè nullo interventismo, talvolta, presentano ancora
imprecisioni e/o difetti.
E’ un vino che gli assomiglia molto, ha quel carattere
e quella complessità che ritrovi chiacchierando con Michel.
E’ vin
de terroir, che si sviluppa tra aromi di pane grigliato e di frutta – mela e
pera – tra fiori di campo e nocciola tostata, con una salda impronta minerale.
In bocca, coerenza e complessità crescono,
gradatamente, ma progressivamente, senza soluzione di continuità, in virtù di
una materia densa, che sa regalare sorsi di nitore convincente. Chiusura affilata e
mineralissima, di media durata, con spunti fumé.
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