domenica 5 ottobre 2014

Aoc Champagne “Les Demoiselles” Brut Rosé s.a. Agrapart & Fils




Delle (s)regole, che potrebbero mutarsi in tegole, circa la (s)conservazione delle bottiglie.
Trovare questa bottiglia in una famosissima enoteca parigina, in bella mostra, sull’attenti e sotto la luce da chissà quanto tempo, girata e rigirata, presa, (s)pos(t)ata, ripresa (con e senza flash), filmata e abbandonata, nonchè vittima di chissà quante mortificazioni termiche.
Che fai l’abbandoni? Accetto la sfida, sfiga compresa.

Rosé d’assemblage, con Avize, Oger, Oiry e Cramant - villaggi Grand Crupushers di Chardonnay, con un 7% di Pinot Nero da vigneti di Cumières.
Prise de mousse maggio 2006, “educata” (il termine sboccata non si addice, oggi) ottobre 2008. Maltrattata da mo’, aspettava me, sicuro. Quando Les Demoiselles chiamano, Il Duca risponde.

Il tappo spinge e non finge. C’è vita qua dentro.
Agli occhi l’eleganza e la fragranza del(la) rosa esile e sfumato, il brillio, lo charme.
La spuma è travolgente, (V)inondante e sotto, controluce, si ammira un bollicina di grana finissima, dritta e incessante.
Sonnacchiosa e pigra per quasi una mezz’oretta. Poi parte come il primo violino dell’orchestra e accorda tutti i solisti, quorum ego, solista a modo mio.




Stende, in primis, per una freschezza straordinaria, che lascia sbigottiti. Qui di ossidazione neanche l’ombra. Sembra sia passato qualche mese dal degorgio.
Rosa, rosa e ancora rosa, con la violetta che se la gioca con altre erbe aromatiche. Poi il frutto, sfaccettato e multistrato: litchi e lampone, arancia e mirtillo, anguria e fragolina.
La cornice minerale è ancora, al momento in via di definizione. Arriverà, eccome se arriverà, più tardi e saranno schiaffoni per tutti.

In bocca parte lento e vinoso, riallacciandosi, con delicata lucidità, al lessico olfattivo, mentre affiora già una notevole ossatura acida che, tuttavia, esploderà da metà boccia in avanti e allora sarà estasi e rapimento. La parte fruttata si allarga, con i toni speziati e minerali che assurgono a direttori d’orchestra - senza mai ostacolarsi - e il salino che intraprende la sua progressione.
Il mirabile grip acido proietta il sorso, trasformandolo in sinfonia, all'interno della quale i numerosi solisti si inseriscono con sincronismi svizzeri.
Termina il liquido, non la persistenza che fodera, in modo interminabile e integrale, il palato con spezie, gesso e sapidità inconsuete e stupefacenti.
Pulizia & Precisione, Materia & Equilibrio.

La (s)conservazione nelle boutiques, una (s)regola che si sgretola?





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