mercoledì 13 agosto 2014

Doc Alto Adige Sauvignon Voglar 2011 Peter Dipoli





Chi mi legge, sa come la pensi sui bianchi di quella zona là e di come non ne abbia mai fatto mistero, scrivendolo più volte. Trattandosi di Sauvignon poi, troppo sovente, la storia si ripete: aromi sparati, esagerati, posticci e chi più ne ha, più ne (s)metta.
Questo di Dipoli non è il solito Sauvignon unougualeallaltro.
E’ un Sauvignon…che non è. O (magari) sono gli altri che non lo sono?

Quasi oro nel calice, con profumi davvero delicati, misurati e reali. Accosto il naso e noto che non c’è pressochè traccia dello scontato bagaglio aromatico vegetale cui ci hanno abituato “gli altri”.
Il fatto che Dipoli vendemmi allorquando l’uva abbia raggiunto la completa maturazione, spiega, inequivocabilmente, perché nel bicchiere tutto ruoti a beneficio dell’aspetto fruttato – arancia, cedro e mango – ad intero discapito di quelle rasoiate verdi fatte di esasperate note di foglia di pomodoro, salvia e peperone. C’è qualche impronta vegetale – timo, fieno, anice e menta – ma molto, molto defilata.
L’ossigenazione regala, infine, un tocco sapido-minerale davvero autentico.

In bocca il passo è elegante, fresco e armonico. Fedele al profilo olfattivo, il palato accoglie questa piacevole consistenza di frutta, soprattutto tropicale, con omogenea fusione tra cedro, bergamotto e mango, che, verso la fine, assume anche andature candite. Si mantiene di basso profilo la dimensione vegetale, mentre la vena acida e rocciosa, conferiscono tensione e profondità al sorso.
Elevata fluidità di beva, lungo e persistente.
Non bevetelo troppo freddo.

Quanto gradirei questa stoffa diventasse patrimonio di altri Sauvignon.




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