sabato 12 aprile 2014

Aoc Champagne Les Murgiers Extra Brut 2007 Francis Boulard





Lo chiamerò Monsieur Boulard, giacchè qualcuno ritiene che raccontare di persone riportando solo il (primo) nome sia un modo, subdolo, per arrogarsi e rivendicare chissà quali fantasiose frequentazioni e amicizie, una specie di captatio benevolentiæ. Bene, chissenefrega.
Ho conosciuto – siamo conoscenti, almeno fino a quando lui si ricorderà di me, va bene cosi? – Francis a Vini di Vignaioli 2012, ancorché bevessi già da prima i suoi vini, infatti lo scorso luglio, giusto qui, ne scrissi.

Francis è un burberone (all’apparenza), che quattro anni fa, lasciò l’azienda di famiglia e, seguito dalla figlia Delphine, prese la strada in solitaria, creando un domaine tutto suo. Ora coltiva tre ettari, nella Montagna di Reims, quasi completamente certificati biologici, con la pratica della biodinamica in vigna. I suoi vini sono tutti molto dritti, poco o punto dosati e costituiscono vera espressione del terroir.

Francis è chiaro, già dalla retroetichetta. Les Murgiers è un blanc de noirs, Pinot Nero e Pinot Meunier, le cui percentuali, non indicate, risulteranno più esplicite e leggibili al naso e all’assaggio.
E’ un millesimato 2007, rivendicato solo in retroetichetta, che ha svolto malò, passaggio in legni vecchi, oltre 5 anni sui lieviti, sboccatura 27 settembre 2013 e dosato a 5 gr./l.

Oro intenso e luminoso alla vista, con effervescenza fine e costante.
L’olfatto è subito timbrato da freschi aromi di pasticceria da forno – biscotto e brioche – tallonati da sentori di lime e pesca e una sincera impronta vegetale di timo e salvia. Ad una successiva roteazione, spuntano le spezie – cannella e noce moscata – con il risvolto minerale che inizia la rincorsa verso il trono.

La bocca, freschissima e integra, è testimone speculare dello spettro olfattivo. Molto equilibrata e complessa l’espressione aromatica, con pochi rimandi tropicali e molti di sottobosco, con la sapidità minerale che si impone a tutto campo. Sorso tagliente, quasi da non dosè, con fine trama speziata a fare da corollario. A naso, e in bocca soprattutto, dico molto più Pinot Meunier che Pinot Noir. La progressione di beva è incalzante al punto che l’assaggio è durato pochissimo e si è imboccata la strada, senza ritorno, del tracanno… (ir)responsabile.

Chiamatelo come vi pare, nom ou prénom, ma assaggiate i suoi vini.



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