mercoledì 30 ottobre 2013

Aoc Champagne Grande Cuvée Brut s.a. Krug





Trovare questo “base”, in un iper italico quattro anni fa, al compri due paghi uno, non ha (quasi) prezzo. Mi fu impossibile dire no. E infatti, dissi sì e mi avviai, con nonchalance, quasi furtivamente, verso la cassa. E ora, in occasione di una ricorrenza davvero speciale gli è toccato. Così è capitato anche a me, comune mortale, di trovarmi vis-à-vis con quella che è da tutti considerata La Maison.
A descriverla, hanno già provveduto i massimi esperti, con un profluvio continuo, peraltro meritatissimo, di aggettivi, sostantivi, superlativi e altre espressioni iperboliche quali il mito, la leggenda, l’eccellenza per antonomasia, l’inarrivabile, il non plus ultra e via discorrendo. Ergo, vado dritto filato al nettare e a ciò che mi ha regalato. Non prima di aver ricordato come questo capolavoro, si ottenga da un blend di oltre cinquanta vini, provenienti da tre varietà di uve, da 20 a 25 crus e da sei a dieci millesimi differenti, con almeno sei anni di invecchiamento.

Resto incantato, quasi ipnotizzato, mentre contemplo la sua cromia aurea, luminosissima, e il suo pregiato, finissimo e inesauribile perlage.
Fin dal naso esibisce il suo carattere, la sua statura e la sua inconfondibile personalità. Forse il lemma profondità, mai come stavolta, è quanto mai appropriato, nel raccontare e racchiudere la quintessenza di tutti questi aromi. Un concerto, una sinfonia, che annovera pane appena grigliato e brioche, miele, confetture di mele e datteri, frutta matura - anche tropicale – secca - mandorle e nocciole - torrone, spezie, zenzero candito, caffè, tabacco… Ehm, mi sarò perso qualcosa? Claro que sì.

Il palato è magnificamente speculare, chè ritrovo tutto e sottolineo t u t t o. La texture è finissima e cremosa. Non superfluo, nè scontato, rimarcare struttura, equilibrio, acidità; senza trascurare una stupefacente e imbarazzante longueur, per la quale incontro oggettive difficoltà nel trovare calzanti termini di raffronto.

Emozioni uniche, a caratteri cubitali, da un sorso che, da molti, è ritenuto la signature Maison.
Adesso, mi è meno oscura, e indecifrabile, l’asserzione “...c lo Champagne e poi c'è Krug.”


lunedì 28 ottobre 2013

Vini di Vignaioli 2013





Domenica 3 e lunedì 4 novembre, si terrà presso Fornovo di Taro, in provincia di Parma, la dodicesima edizione di Vini di Vignaioli. Consiglio, vivamente, questa kermesse soprattutto a chi non vi ha mai partecipato e ha intenzione di conoscere, da vicino, il mondo vitivinicolo bio. Conoscere non solo i vini, ma anche e soprattutto i vignaioli e il loro lavoro.

Anche quest’anno saranno oltre un centinaio i vignaioli che parteciperanno a questa edizione, che prevede la possibilità di acquistare, direttamente, i vini.

Trovate l’elenco completo dei vignaioli presenti, gli orari della manifestazione e altre utili info, consultando il loro sito.



venerdì 25 ottobre 2013

Kauss birrificio artigianale @ Piasco





Per un giorno, Vinondo cambia nome e diventa…Birrondo. Esco dal seminato, ma non troppo, chè rimango, comunque, in territorio alcolico. Siamo a Piasco, provincia Granda, giusto all’ingresso della Val Varaita. Proprio qui, tre giovani dinamici – Diego, Ivan e Luigi – a marzo di quest’anno, hanno dato concretezza ad una loro idea, in embrione da un paio di anni. Si sono parlati, confrontati, forse anche scontrati e questo è il risultato.







Kauss, per chi non lo sapesse, è un termine dialettale piemontese (con la c in luogo della k) che significa calcio, inteso come pedata. Il lemma è breve, giovane e immediato e il simpatico logo riproduce il gesto dell’ omino.




Ho bevuto, per la prima volta, le loro birre alcuni mesi fa e, siccome mi sono piaciute, ho deciso di andare a conoscere chi c’è dietro.


 

A ricevermi c’è Luigi, il mastro birraio, ideatore e creatore dei blend. Con lui, due ore intense e piacevolissime, in cui mi ha illustrato tutte le fasi del processo produttivo che, per svariati motivi, non sto a raccontarvi. Vi basti un elemento: i malti usati sono i Weyermann.





Attualmente, quattro sono le birre.



Si parte dalla bianca, quella con il tenore alcolico più basso, prodotta con frumento locale, proveniente anche dai campi del papà di Luigi. Di colore opalino, ha un sorso snello e dissetante, con sentori limonosi. Leggerissima da bere, dove e quando vi pare.




Con la bionda – bassa fermentazione - si guadagna qualcosina in alcol e anche in corpo, con aromi di malto, erbacei e piacevoli sensazioni agrumate. Rinfrescante.






Occhio rubino, spuma persistente, aromi di caramello, spezie, amaro intenso: questa è la declinazione in rosso. Gastronomica ad alta digeribilità.








Con la doppio malto, la struttura diventa imponente, a braccetto con il grado alcolico. Spiccate note di caramello e un finale appena amaro. Sposa bene una selezione di formaggi.






Giusto il tempo di fare adeguata scorta e Luigi mi confida che è in dirittura di arrivo una nuova birra, che vedrà la luce a brevissimo. In una parola me la descrive come una birra “oltre”. Ma di questa ne parleremo, con calma, seduti e mettendo qualcosa sotto i denti.
Suma d’acordi, Luis?











mercoledì 23 ottobre 2013

Aoc Mercurey Rouge 2006 Domaine de la Framboisière





La famiglia Faiveley è proprietaria del Domaine e questo è un village della Côte Chalonnaise. La vinificazione avviene a Mercurey, mentre l’affinamento, che dura un anno, avviene nelle cantine di Nuits-Saint-Georges, in grado di offrire condizioni ottimali.

All’occhio un bel rosso granata. Il naso si apre su note, molto fruttate, di fragola, ciliegia e lampone, unite a cenni speziati. L’attacco in bocca è morbido e riprende, amplificandola, la parte fruttata. C’è equilibrio, con la sua bella acidità, la sua trama tannica vellutata e un finale, di spezie e leggermente acidulo, di discreta persistenza.

Mercurey è una bella appellation, che consente di scoprire il Pinot Nero di questa Borgogna “minore”, tuttavia praticabile, da tutti, quanto a portafoglio, per la cifra di 12 eurini, in rete.



domenica 20 ottobre 2013

Osteria Magiargè @ Bordighera






Il ristò si trova in Bordighera alta, nell’antico borgo fortificato. Grazie all’ottima temperatura – ci sono stato a fine settembre - scelgo di cenare fuori, giusto nella piazzetta antistante.
Chiedo venia, innanzitutto al ristorante, ma anche ai lettori, per la pessima qualità delle foto che, difficilmente, renderanno giusto merito alla qualità dei piatti, elaborati con mano precisa e senza indecisioni, dallo Chef.

Si inizia con un ottimo cappon magro, façon Magiargè.





Si prosegue con croccanti e delicate polpette di pesce e melanzane...




... e morbidi calamari ripieni.





Chiudo con un convincente pecorino di Briga 4 mesi.




Ha accompagnato, deliziosamente, e retto, alla grande, tutto il pasto, questo ottimo, cremoso e affilato Roger Puillon & Fils cuvée de réserve, un assemblato di 70% Pinot Noir, 15% Pinot Meunier e 15% Chardonnay, sboccatura quarto trimestre 2012.




Mi siedo sempre volentieri da Magiargè, perché se cercate cibi freschi e di qualità, occhio attento al prezzo e cantina molto ben assortita – notevole profondità di millesimi, parecchie etichette bio, prezzi onesti e ragionevoli - qui non sbagliate. A partire, soprattutto, da una cucina priva di sbavature, con piatti equilibrati, sapori armonici, giusti accostamenti e tempi di attesa corretti. Senza dimenticare un servizio gentile e appropriato.

L’unico appunto che muovo – sono indeciso tra il sorriso e l'irritazione - sono stati i due euri per un coperto fatto di tovaglietta e tovaglioli di carta. Mi si dirà, ma all’aperto la carta ci sta. Giusto, ma allora, se proprio si deve, i due euri spalmiamoli sulle portate, s'il vous plait. La qualità dei cibi giustificherà, ampiamente, l’aggravio.
Piccolo neo a parte, ci ritornerò, come di consueto.






giovedì 17 ottobre 2013

Piacere Barbaresco 2013






Per chi si trovasse in zona nei giorni di sabato 19 e domenica 20 ottobre, o per chi, magari, avesse programmato un week end nelle Langhe, suggerisco di non perdere questa interessante manifestazione, giunta alla settima edizione, organizzata dall’Enoteca Regionale, in collaborazione con i comuni di produzione.

L’appuntamento, che annovera una cinquantina di produttori, si svolge presso il Salone Consigliare del Municipio di Barbaresco, dalle ore 10 alle ore 19, e proporrà in degustazione i millesimi 2008, 2009 e 2010. Il costo è di 20 euri per un giorno e di 35 euri per l’accoppiata. Vi è, infine, possibilità di acquisto, presso l’attigua Enoteca Regionale.





mercoledì 16 ottobre 2013

Igp Sicilia Ishac 2009 Porta del Vento





Mi sono imbattuto in Marco Sferlazzo, e nei suoi vini, lo scorso novembre a Vini di Vignaioli in quel di Fornovo. Rimasi colpito, fortemente, dalla passione con cui – instancabile e senza alcun cedimento - raccontava a tutti, sia alle dieci del mattino, come alle sette di sera, sia la domenica, come il lunedì, la sua filosofia di vignaiolo. Cominciando dalla sua vallata ad anfiteatro, a Camporeale, contrada Valdibella, in provincia di Palermo, passando per il suo lavoro in vigna – tantissimo e scrupoloso - e “l’accompagnamento” – ci siamo capiti? – in cantina. Aldilà di tutte le certificazioni, carte bollate e altre pastoie burocratiche tutte italiche.
Mentre ascoltavo, attentamente, l’esposizione di Marco, pensai che avrei anche potuto fare, tranquillamente, a meno di assaggiare i suoi vini e passare direttamente all’acquisto, perché mi resi conto che parlava con il cuore. Faccio pubblica ammenda, in primis con lui, per parlarne solo adesso – ridendo e scherzando è trascorso un anno – ma tant’è.

Questo è il suo Nero d’Avola, in purezza. Ha un bel rubino compatto. I profumi sono distinti e puliti. Vanno dalla ciliegia all’amarena, dal lampone alla fragolina di bosco, con una virgola di mirtillo e un bel cenno di rosa; avverto una nota minerale molto netta, unita ad una ventata marina. In bocca è ancor meglio. L’ingresso è freschissimo, e il palato ritrova, puntualmente, i sentori olfattivi, ai quali si aggiunge una cifra notevole di intensa mineralità. Il sorso, snello ed elegante, si distingue per elevata acidità, ottima persistenza e beva sfrenata.

Riconosco che, prima d’ora, individuavo, il Nero d’Avola come un vino potente - alcol a nastro - che ostentava i muscoli, dalla beva davvero appesantita e pertanto, lo scansavo. Infatti, basti pensare quanti produttori del nord Italia, sono ricorsi – lo fanno ancora? - (anche) a questo vitigno per “aggiustare” i loro deboli vinelli.

Con questo assaggio, Marco mi ha permesso di capovolgere, letteralmente, l’idea che mi ero fatto circa questo vitigno. So per certo che non è solo in questo processo di valorizzazione e la cosa non può che farmi piacere.





domenica 13 ottobre 2013

Aoc Champagne Blanc de Blancs Brut Nature s.a. Laherte Frères




Siamo nel dipartimento della Marna, più precisamente nel minuscolo villaggio di Chavot Courcourt. Qui ha sede questa interessante azienda - in conversione biodinamica – le cui origini risalgono al lontano 1889. I fratelli Laherte coltivano circa dieci ettari, suddivisi in 75 parcelle. Di questo Chardonnay in purezza - svolge malò parziale ed è privo di dosaggio - da vigne con oltre 35 anni, ne vengono prodotte diciotto mila bottiglie. La mia è stata sboccata nel febbraio 2012.

Nel calice è paglierino con tenui riflessi verdolini e la bolla, non molto fine, è continua. Il naso é subito segnato da bellissima mineralità e sottili aromi di agrumi - pompelmo e lime - si miscelano a un elegante tocco floreale di mimosa e biancospino, con una sfumatura di zenzero.

In bocca si dimostra di grande purezza, con la mineralità, gessosa e idrocarburica, che si appropria del sorso. Le sensazioni di frutta e fiori, avvertiti nell’analisi olfattiva, lasciano, totalmente, il campo all’espressione marino-iodata che si declina su toni di ostriche e di roccia. Struttura droite, acidità sferzante, freschezza notevole e lunghezza apprezzabile, chiudono una bevuta che mi ha lasciato un palato minerale e salmastro.
Ho trovato la trasposizione del terroir in bottiglia, a cominciare dall’ etichetta, che narra e rappresenta, coerentemente, il contenuto.




giovedì 10 ottobre 2013

Aoc Châteauneuf du Pape Rouge 1999 Domaine Chante Cigale





La prima volta che vidi i vigneti (ad alberello) di questa parte della Francia, rimasi colpito dai terreni, popolati da una infinità di ciottoli rotondeggianti - Galets Roulés - la cui peculiarità consiste nell’ immagazzinare calore durante il giorno, per rilasciarlo, alla vite, durante la notte. Siamo nel Rodano meridionale e questa denominazione, declinata in rosso, consente, nella creazione del blend, l’utilizzo fino a ben tredici vitigni autoctoni, bacca bianca compresa. Per conseguenza, il risultato finale presenterà un ventaglio di prodotti molto diversi a seconda del produttore.

L’assemblato dichiarato da questo Domaine, risulta composto da 65 parti di Grenache, 20 Syrah, 10 Mourvédre e 5 Cinsault. Il colore è un rubino brillante, leggermente scarico, senza derive mattonate. All’olfazione la complessità aromatica è ancora integra ed intensa. Si colgono definite note di frutta rossa matura e sottospirito, humus, sfumature floreali, con tocchi speziati di noce moscata e pepe nero.

L’impatto in bocca è fresco e armonico. E’ precisa l’aderenza con il quadro olfattivo, integrata e sorretta da buona acidità e mineralità che imprimono slancio al sorso. La trama tannica è fine e suadente. Non c’è opulenza, ma tutto si muove lungo i canoni dell’eleganza. Chiude, con pregevole persistenza, su note balsamiche, cui si unisce un’avvolgente rimando di tabacco da pipa.

Fortuna che, talvolta, ci pensano gli amici a custodire e conservare, in modo ottimale, i flaconi con qualche lustro sulle spalle. Poi, come succede in questi casi, la condivisione della boccia con persone care conferisce il plus alla bevuta. E questo Châteauneuf rouge è stato l’apogeo di un’ ottima serata trascorsa con i due carissimi amici A&V.




lunedì 7 ottobre 2013

Docg Barolo Cerequio 1997 Michele Chiarlo






Il Cerequio - una splendida collina ad anfiteatro, esposizione sud, collocato tra i comuni di Barolo e La Morra – è uno dei crus più prestigiosi, e storici, di Langa. Circa il valore del millesimo in questione, gli espertoni si sono espressi giudicandolo chi eccezionale, chi ottimo, salvo poi magari correggere il tiro ogniqualvolta incontravano bottiglie più o meno performanti. Infatti, alcuno possiede la sfera di cristallo, e le variabili – rischi compresi - che si innescano nel percorso in vetro sono innumerevoli. Va da sé che, quando si parla di bottiglie con parecchie primavere sul gobbone, può succedere di tutto e la scommessa diventa vieppiù audace, ceteris paribus.

Questa bottiglia ha avuto un andamento alquanto altalenante. Parto, subito, con un tappo al limite, ma c’è ancora un bel rosso rubino che concede poco al granata. All’inizio, lapalissiano, è stra-chiuso, sia al naso che in bocca. Passa un’oretta e si sbottona, fiero, su sentori di sottobosco, foglie secche, dove spiccano buoni rimandi di frutta scura matura - ciliegia e amarena sotto spirito - qualche tocco di lampone, ribes ed una fine speziatura. Idem al palato con una sostanziale coerenza, ancora una buona verve acida ed una carica tannica elegante ma pulsante che, ammetto, non mi sarei atteso. Emerge l’aspetto raffinato del sorso che termina, moderatamente lungo, su note balsamiche. Tutto ciò fino a circa metà bottiglia. Quando, ormai, mi ero pressochè convinto – o illuso? - che il meglio me lo avrebbe riservato nella parte finale, si è, inopinatamente, chiuso a riccio ed è tornato in letargo. Sterile e vacuo esercizio indagare sulle cause.

Una bevuta convincente e di carattere solo a tratti cui, nondimeno, concedo volentieri attenuanti, non solamente per l’età – boccia acquistata il mese scorso in un’ enoteca con larghissimo beneficio d’inventario circa la sua conservazione ed i suoi chilometri. Nonostante tutto, un'esperienza da “bicchiere mezzo pieno”. Poteva andare peggio – già successo con annate ben più recenti – e di molto.





venerdì 4 ottobre 2013

Igt Lazio Bianco Coenobium 2011 Monastero Suore Cistercensi Trappiste






In provincia di Viterbo, a Vitorchiano, si trova il Monastero di queste suore trappiste. Tra i loro prodotti, non poteva mancare il vino, coniugato in due tipologie: un rosso e questo assemblato, a bacca bianca. Circa quindici mila bottiglie, numerate, tra cui questa, che riporta il numero 13.460.
E’ composta da un 45 di Trebbiano, un 35 di Malvasia ed il resto Verdicchio, con un certo Giampiero Bea, che segue e cura la vinificazione.

Al naso è assai delicato, con profumi velati, tanto velati, di mela e pera, leggermente vegetale e una vena minerale ondivaga. In due parole, aromi imprecisi e confusi. In bocca è morbido, purtroppo coerente con il corredo olfattivo, con poca verticalità e lievemente amarognolo.
Il sorso scorre discretamente, esortato e pungolato più dalla ricerca di qualcosa di percettibile che da una beva stimolante, e termina sveltissimo su note, forse, balsamiche.

Tanti dubbi e poca soddisfazione, in questa bottiglia. Certamente, il mio limite – giammai preclusione, assaggio di tutto – nei confronti degli assemblati non mi sarà stato di aiuto. Tuttavia, anche se le aspettative erano altre - riconosco di averci capito poco – lungi da me giudizi definitivi e assoluti. Il corsivo, giusto sopra, è lì a dimostrare che, come sempre, era solamente la boccia in mio possesso, che si è rivelata in tal modo. Va sempre accordata, quantomeno, una seconda chance, per fugare dubbi e si spera, ricredersi. Ed è quello che farò.


martedì 1 ottobre 2013

Aoc Champagne Grand Cru Blanc de Noirs Brut Nature s.a. Alain Bernard





Del récoltant Alain Bernard, Vallata della Marna, ho scritto qui, non molto tempo fa, raccontando del blanc de blancs; oggi, tocca al blanc de noirs. Da una piccola parcella di 45 are, sita nel comune di Ay – zona vocatissima per il Pinot Noir - denominata “Pierre Robert”, il nostro ricava la materia per elaborare questo champagne con declinazione priva di dosaggio.

Si presenta bene, già dal colore - giallo oro - con la bollicina abbastanza fine e non scomposta. E’ aromaticamente pulito, con puntuale frutto scuro - tipico di Ay -  e ribes nero molto prevalente; un discreto floreale e una interessante scia minerale.
L’ingresso in bocca è tendu, coerente, strutturato e con una bella ossatura acida. Si colgono, nette, sensazioni minerali e speziate, con leggera tannicità. Chiude su toni sapidi, per la verità un po’ svelto, ancorché abbia accompagnato e sgrassato, con droiture, agnolotti fatti in casa, cottura vapore.
Vin de repas, approvato.