venerdì 13 settembre 2013

Igt Sicilia Ramì 2010 Cos






Tre amici hanno fondato nel 1980 questa azienda, il cui appellativo è l’acronimo dei loro tre cognomi – per inciso Cilia, Occhipinti e Strano. Negli anni l’azienda ha sempre più assunto una sua connotazione ben definita, abbracciando i principi della viticoltura biodinamica ed iniziando, dal 2000, ad affinare parte della propria produzione anche in anfore. Non essendo mio costume smerigliarvi con inutili e ampollosi panegirici, vi invito a visitare il sito per conoscere la loro storia e la loro filosofia.

Qui, sic et simpliciter, interessa parlarvi di questa bottiglia.
Il Ramì è l’unione, in parti equivalenti, di Inzolia e Grecanico; per la vinificazione si ricorre a vasche in cemento vetrificato, con le bucce che rimangono a contatto per una decina di giorni.
Nel calice è oro sgargiante, con riflessi quasi ambrati. Al naso è un’esplosione di frutta gialla – albicocca e melone - agrumi – arancia e cedro in rilievo – fieno, mandorle e una virgola di miele.

In bocca entra morbido, fresco e avvolgente con i profumi che trovano esplicita e precisa espressione a livello gustativo. Si ripropone, in particolare, la parte fruttata, che si appropria quasi totalmente del palato. E’ avvincente, inoltre, l’aspetto minerale che emerge nella seconda parte del sorso, sostenuto da buona acidità. Una bottiglia che non difetta sia di complessità che di equilibrio e termina sapida, con media persistenza.
Non se lo filano in tantissimi, ma mi è piaciuto una cifra.

Nessun commento:

Posta un commento